Arancine agli spinaci e mozzarella
L’arancino (in siciliano arancinu o arancina) è una specialità della cucina siciliana. Come tale, è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con il nome di “arancini di riso”. Si tratta di una palla o di un cono di riso impanato e fritto, del diametro di 8–10 cm, farcito generalmente con ragù, piselli e caciocavallo, oppure dadini di prosciutto cotto e mozzarella. Il nome deriva dalla forma originale e dal colore dorato tipico, che ricordano un’arancia, ma va detto che nella Sicilia orientale gli arancini hanno più spesso una forma conica. L’arancino più diffuso in Sicilia è quello al ragù di carne (per praticità, un sostituto dell’originale sugo), quello al burro (con mozzarella, prosciutto e, a volte, besciamella) e quello agli spinaci (condito anch’esso con mozzarella). Inoltre, nel catanese sono diffusi anche l’arancino “alla norma” (con melanzane, detto anche “alla catanese”) e quello al pistacchio di Bronte. La versatilità dell’arancino è stata sfruttata per diverse sperimentazioni. Esistono infatti ricette dell’arancino che prevedono, oltre ovviamente al riso, l’utilizzo di funghi, salsiccia, gorgonzola, salmone, pollo, pesce spada, frutti di mare, pesto, gamberetti nonché del nero di seppia (l’inchiostro). Ne esistono varianti dolci: gli arancini vengono preparati con il cacao e coperti di zucchero (solitamente in occasione della festa di santa Lucia); ce ne sono alla crema gianduia (soprattutto nella zona di Palermo) e al cioccolato, nonché all’amarena. Per facilitare la distinzione tra i vari gusti, la forma dell’arancino può variare. L’arancino è considerato dai siciliani il prodotto di rosticceria più caratteristico della propria regione e quasi tutte le grandi città ne rivendicano la paternità. In particolare nel comprensorio catanese si sostiene che la forma a cono si debba ad una ispirazione data dall’Etna: infatti tagliandone la punta esce dall’arancino il vapore che ricorderebbe il fumo del vulcano, mentre la superficie croccante della panatura e il rosso del contenuto ne rievocherebbero la lava nei suoi due stadi, calda e fredda. Sempre nel catanese, la forma a palla del prodotto ha generato un accostamento con le persone corpulente, definite con tono di scherno arancinu che’ peri (arancino con i piedi, ossia arancino che cammina), per indicare una persona particolarmente rotonda.
Lista ingredienti per 22 arancine circa
- 1 kg di riso Vialone Nano
- brodo vegetale
- zafferano q.b.
- 2 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattuggiato
- 1 noce di burro
- 1 cipolla gialla
- 2 albumi d’uovo
- pangrattato
- 150 g di spinaci
- 1 mozzarella di bufala fresca
- olio extravergine d’oliva
- sale
- pepe
Tempo di preparazione: 20 minuti
In una casseruola capiente fate soffriggere la cipolla tagliata finemente, aggiungete il riso e tostatelo a fiamma vivace per qualche minuto. In un bicchiere d’acqua calda sciogliete lo zafferano ed unitelo al riso tostato, che si colorerà del tipico giallo.
Coprite con il brodo bollente e fate cuocere continuando a mescolare ed unendo un mestolo di brodo quando si asciughi troppo. A cottura ultimata mantecate con il burro, del parmigiano e una macinata di pepe nero.
Fate raffreddare il risotto e nel frattempo cuocete gli spinaci con un filo d’olio, sale e pepe e preparate la mozzarella a dadini, asciugando l’acqua in eccesso.
Componente le arancine con le mani bagnate per non fare attaccare il riso ricco di amido, posizionando sul palmo una pallina di riso, schiacciatelo creando una conca seguendo i profili della mano ed inseritevi gli spinaci (non esagerate con la quantità altrimenti faticherete a chiudere l’arancina) ed un pezzetto di mozzarella; coprite con altro riso e formate una palla che poi andrete a massaggiare con l’albume ,sbattuto con un pizzico di sale, e successivamente tufferete nel pangrattato.
Friggete in abbondante olio di girasole bollente per qualche minuto fino a quando saranno dorati e croccanti; sistemateli su carta assorbente per asciugare l’olio in eccesso.
Piatto tradizionale, unico e buonissimo, servite caldi con un calice di Regaleali bianco fresco o con un’ottima birra artigianale.